Sibillini - Castelluccio: leggende, spiritualità e paganesimo nell'Italia centrale di ieri e di oggi
Andare nei Monti Sibillini a cercare l'ispirazione, nei luoghi di Castelluccio di Norcia e della Sibilla Appenninica , é una cosa che gli abitanti del Centro Italia fanno più o meno consapevolmente da oltre 20 secoli, qui si mescola la leggenda delle fate, di un posto magico, un luogo incantato già di suo, raccontato da favole medievali e da riti pagani romani e pre-romani, una magìa reale tanto da poterla toccare con mano ( la Grotta della Sibilla), ma narrata anche da antiche leggende che si sono spinte fino all'epoca in cui il Vaticano decise di combattere le eresie.
Nonostante il cristianesimo infatti, é sempre stata molto forte e molto presente una spiritualità che é arrivata molto forte fino al XII° secolo, periodo in cui si erano addirittura formati degli importanti movimenti spirituali, in contrasto diretto con il potere temprale del Papa, derivati in parte dalla storia dei popoli che l'avevano vissuta; dagli etruschi, ai romani, ( la prima testimonianza certa di una Sibilla Appenninica é di età imperiale) alle popolazioni delle montagne, che avevano a che fare con grandi difficoltà della vita ( la solitudine, il freddo, gli animali selvatici) e che probabilmente trovavano nella spiritualità legata all'ambiente, alle fate ( di origine nordica in quanto si pensa che in questi monti si siano rifugiati, dopo la sconfitta contro i romani alcune popolazioni del nord Italia) più familiarità che non in altro tipo spiritualità 'imposta dall'alto', fatta di Santi e reliquie, ma questi movimenti divennero troppo 'rivoluzionari ' per l'epoca ed hanno iniziato a non essere più accettati dalla Chiesa di Roma.
Il secolo XII° è la fine di tutti questi 'movimenti' che vennero bollati come eresie, da quella dei Catari ( finita con un genocidio), degli arnaldisti e dei patarini, nonché del movimento di Francesco d'Assisi, del tutto simile ai primi 3, solo che questo si era inginocchiato di fronte al Papa , e dal Papa usato per far scordare altri movimenti spirituali dell'epoca, che predicavano il ritorno alla povertà della Chiesa e il contatto con la natura.
Rimane peraltro del tutto incomprensibile come mai S. Francesco d'Assisi non si sia mai avventurato fino ai monti Sibillini.
Per chi conosce i luoghi di S. Francesco e conosce l'Umbria, questa cosa ha dell'inspiegabile. Francesco d'Assisi amava profondamente luoghi così particolari, così spirituali, dal Monte Subasio, alla Verna, a Gubbio aveva una vera e propria predilezione per questo tipo di posti, e come mai allora non andò mai in questo che era un posto distante solo 50 chilometri da Assisi ( quando ricordiamo che Francesco arrivò addirittura fino in Africa per predicare e parlare con il Saladino)?
Antoine de La Sale andò sicuramente a visitare la Grotta della Sibilla nel 18 maggio 1420, in quei giorni fece un racconto molto dettagliato delle leggende che ancora all'epoca venivano tramandate, come quella che nel lago di Pilato, fosse sepolto il cadavere di Ponzio Pilato [fonte], il quale fu trascinato fin lassù da un paio di buoi, come da Suo ultimo volere.
Il mito della Sibilla nasce intorno al IX° secolo prima di Cristo, grazie al Dio Dioniso ed Apollo, i quali parlano attraverso la bocca di una donna, una 'Sibilla' che predice il futuro, si esprimono.
Una delle più semplici e più probabili ragioni per cui una donna che prevedeva il futuro abitava queste vette, é perché sia dall'Umbria che dalle Marche queste montagne sono visibili:
Questa particolarità é stata sempre sottovalutata da tutti, ma Voi provate a chiedere ai tanti abitanti di Umbria e Marche che riescono a vedere i Sibillini da lontano, vi risponderanno tutti la stessa cosa: finché c'é neve in quei particolari monti, in primavera é comunque freddo, anche se si è a Maggio, mentre quando va via, la temperatura inizia a crescere sensibilmente anche di notte.
Non si sa bene quante Sibille sono esistite, nel tempo e nello spazio; alcune fonti dicono una, altre due, fino ad arrivare al medioevo, in cui sembra siano presenti a decine un po' in tutta Europa, Africa del Nord e Medio Oriente.
Leggende molto insistenti che parlavano di una Sibilla e che divennero famose , si narravano intorno al XIV° Secolo, leggende che parlavano di una Regina bionda che intrecciava tele in cima a questi monti.
Oggi cercheremo di fare luce in una vicenda che mischia oltre 20 secoli di leggende, trascendente, favole, storia, geografia, turismo, e stupefacente bellezza della natura, con magìa, forze sconosciute della terra e insondabilità dell'animo umano.
Monti Sibillini e Piana di Castelluccio di Norcia, una cattedrale naturale in mezzo all'Italia:
Quasi tutti conoscono la piana, di Castelluccio di Norcia, un posto che sembra rubato al Nepal e messo così in centro Italia, tra l'Umbria e le Marche, proprio vicino al Lazio, un altopiano grande circa 6 chilometri per 3, vicino a Norcia, un altopiano alto 1.500 metri s.l.m., completamente circondato da Monti alti fino a 2.500 metri s.l.m., una vera meraviglia della natura, impossibile da trovare in altri posti dell'Italia, nemmeno sulle stupende Alpi.
In questo gioiello della natura, che ricorda la forma di una cattedrale di una Chiesa o di un immenso campo di calcio con tanto di spalti ( non per altro ci giocano la partita di calcio più numerosa, con centinaia di giocatori divisi in 2 sole squadre..), c'é una unica collina che 'svetta', in cui gli uomini ci hanno costruito un piccolo posto da dove poter dominare tutto l'altopiano: Castelluccio.
Per secoli ( e tutt'ora) questo altipiano viene sfruttato per portare al pascolo i greggi di pecore. In Italia l'allevamento ovino era molto importante c'erano 60 milioni di pecore fino al secolo scorso, molte delle quali si trovavano tra Puglia ed Abruzzi e molte delle quali arrivavano fin quassù in estate, a pascolare queste verdi terre.
Castelluccio non era altro che un centro in cui i pastori si ritrovavano la notte tutti insieme e da dove potevano controllare i propri greggi, attenti che i lupi non ne depredassero troppe, Castelluccio e tutta la piana facevano parte del papato, il quale aveva messo il divieto di entrare in questo posto da ottobre fino ad aprile, in quanto troppo pericoloso, qui in inverno la temperatura può arrivare fino a - 35° C sotto lo zero, un vero recordo dovuto al fatto che qui si forma un microclima grazie alle montagne che circondano questo altopiano , come se fosse un enorme edificio senza soffitto, un edificio 6x3 chilometri con pareti alte fino a 1.000 metri.
In questo gioiello della natura, che ricorda la forma di una cattedrale di una Chiesa o di un immenso campo di calcio con tanto di spalti ( non per altro ci giocano la partita di calcio più numerosa, con centinaia di giocatori divisi in 2 sole squadre..), c'é una unica collina che 'svetta', in cui gli uomini ci hanno costruito un piccolo posto da dove poter dominare tutto l'altopiano: Castelluccio.
Per secoli ( e tutt'ora) questo altipiano viene sfruttato per portare al pascolo i greggi di pecore. In Italia l'allevamento ovino era molto importante c'erano 60 milioni di pecore fino al secolo scorso, molte delle quali si trovavano tra Puglia ed Abruzzi e molte delle quali arrivavano fin quassù in estate, a pascolare queste verdi terre.
Castelluccio non era altro che un centro in cui i pastori si ritrovavano la notte tutti insieme e da dove potevano controllare i propri greggi, attenti che i lupi non ne depredassero troppe, Castelluccio e tutta la piana facevano parte del papato, il quale aveva messo il divieto di entrare in questo posto da ottobre fino ad aprile, in quanto troppo pericoloso, qui in inverno la temperatura può arrivare fino a - 35° C sotto lo zero, un vero recordo dovuto al fatto che qui si forma un microclima grazie alle montagne che circondano questo altopiano , come se fosse un enorme edificio senza soffitto, un edificio 6x3 chilometri con pareti alte fino a 1.000 metri.
Monti Sibillini, la Sibilla Appenninica e la spiritualità nell'Italia centrale:
Tutti Noi pensiamo che da 20 secoli la religione ufficiale in Italia é il cristianesimo così come lo abbiamo letto nei libri di storia delle scuole, però a questi libri manca un pezzo importante, cioé la spiritualità che si é vissuta nel Nostro paese in concomitanza con il cristianesimo.Nonostante il cristianesimo infatti, é sempre stata molto forte e molto presente una spiritualità che é arrivata molto forte fino al XII° secolo, periodo in cui si erano addirittura formati degli importanti movimenti spirituali, in contrasto diretto con il potere temprale del Papa, derivati in parte dalla storia dei popoli che l'avevano vissuta; dagli etruschi, ai romani, ( la prima testimonianza certa di una Sibilla Appenninica é di età imperiale) alle popolazioni delle montagne, che avevano a che fare con grandi difficoltà della vita ( la solitudine, il freddo, gli animali selvatici) e che probabilmente trovavano nella spiritualità legata all'ambiente, alle fate ( di origine nordica in quanto si pensa che in questi monti si siano rifugiati, dopo la sconfitta contro i romani alcune popolazioni del nord Italia) più familiarità che non in altro tipo spiritualità 'imposta dall'alto', fatta di Santi e reliquie, ma questi movimenti divennero troppo 'rivoluzionari ' per l'epoca ed hanno iniziato a non essere più accettati dalla Chiesa di Roma.
La Grotta della Sibilla e la storia della spiritualità in Centro Italia, tra maghi, fate e streghe ( buone)
Il secolo XII° è la fine di tutti questi 'movimenti' che vennero bollati come eresie, da quella dei Catari ( finita con un genocidio), degli arnaldisti e dei patarini, nonché del movimento di Francesco d'Assisi, del tutto simile ai primi 3, solo che questo si era inginocchiato di fronte al Papa , e dal Papa usato per far scordare altri movimenti spirituali dell'epoca, che predicavano il ritorno alla povertà della Chiesa e il contatto con la natura.
Rimane peraltro del tutto incomprensibile come mai S. Francesco d'Assisi non si sia mai avventurato fino ai monti Sibillini.
Per chi conosce i luoghi di S. Francesco e conosce l'Umbria, questa cosa ha dell'inspiegabile. Francesco d'Assisi amava profondamente luoghi così particolari, così spirituali, dal Monte Subasio, alla Verna, a Gubbio aveva una vera e propria predilezione per questo tipo di posti, e come mai allora non andò mai in questo che era un posto distante solo 50 chilometri da Assisi ( quando ricordiamo che Francesco arrivò addirittura fino in Africa per predicare e parlare con il Saladino)?
Perché probabilmente all'epoca ancora era abitato dalla Sibilla?
Antoine de La Sale andò sicuramente a visitare la Grotta della Sibilla nel 18 maggio 1420, in quei giorni fece un racconto molto dettagliato delle leggende che ancora all'epoca venivano tramandate, come quella che nel lago di Pilato, fosse sepolto il cadavere di Ponzio Pilato [fonte], il quale fu trascinato fin lassù da un paio di buoi, come da Suo ultimo volere.
- Sibillini Castelluccio V-Strom 650 Go-Pro Novembre 2015
La Sibilla Appenninica: chi era, é esistita veramente?
Che sia esistita una ( o più) donna/e che predivano il futuro e che lo facevano proprio in quella determinata grotta, ormai é un fatto accertato.Il mito della Sibilla nasce intorno al IX° secolo prima di Cristo, grazie al Dio Dioniso ed Apollo, i quali parlano attraverso la bocca di una donna, una 'Sibilla' che predice il futuro, si esprimono.
Una delle più semplici e più probabili ragioni per cui una donna che prevedeva il futuro abitava queste vette, é perché sia dall'Umbria che dalle Marche queste montagne sono visibili:
- quando iniziano ad imbiancarsi con la neve, é tempo che arriva il freddo.
- quando la neve inizia ad andare via, inizia il caldo.
Questa particolarità é stata sempre sottovalutata da tutti, ma Voi provate a chiedere ai tanti abitanti di Umbria e Marche che riescono a vedere i Sibillini da lontano, vi risponderanno tutti la stessa cosa: finché c'é neve in quei particolari monti, in primavera é comunque freddo, anche se si è a Maggio, mentre quando va via, la temperatura inizia a crescere sensibilmente anche di notte.
Non si sa bene quante Sibille sono esistite, nel tempo e nello spazio; alcune fonti dicono una, altre due, fino ad arrivare al medioevo, in cui sembra siano presenti a decine un po' in tutta Europa, Africa del Nord e Medio Oriente.
Leggende molto insistenti che parlavano di una Sibilla e che divennero famose , si narravano intorno al XIV° Secolo, leggende che parlavano di una Regina bionda che intrecciava tele in cima a questi monti.
Le 5 stratificazioni della Grotta della Sibilla, secondo lo studioso Modugno:
- Età preromana: la saggia indovina che consigliava le popolazioni.
- Età romana: la grotta fu dedicata alla Dea Cibale, culto di carattere erotico.
- Età imperiale: Trebonio Pollione scrisse che c'era un 'oracolo dell'Appennino' a cui delle persone chiedevano vaticini.
- Età cristiana: la grotta era abitata da una casta profetessa di Apollo.
- Età medievale, l'oracolo diventa una 'strega', la quale e la grotta 'il Monte di Venere', dove una volta entrati si entra a contatto con il 'peccato' ( considerato l'archetipo sessuale femminile simboleggiato dalla grotta dall'antro piccolo e che custodiva spazi più grandi dove ci si poteva riunire, è evidente che quello considerato "peccato" nel medioevo, era quello che Noi oggi chiamiamo piacere sessuale).
Monti Sibillini e Guerrin Meschino, una favola tutta italiana:
Il Guerrin Meschino ( o Guerrier Meschino o Cavalier Meschino), é una delle poche favole italiane al 100%, una favola che ormai nessuno racconta più ai propri bambini, ma che sarebbe bène che madri ed insegnanti di scuole materne ed elementari riscoprissero e riniziassero a raccontare ai piccoli bambini italiani, se é vero che 'vogliamo preservare la Nostra cultura'.
Fig. 6 e 7, la Grotta della Sibilla, come è stata descritta nel libro "I Monti Sibillini" del 1946; di Cesare Lippi Boncampi che è riuscito ad esplorare questa grotta prima che l'entrata cedesse, come ora ( foto in alto)
Nella favola de Il Guerrin Meschino, la Sibilla é una figura centrale del racconto.
Il Guerrin Meschino é un favola che parla di un bambino , un principe figlio di Re, il quale viene nascosto dai genitori e dato alla bàlia che lo porti via, in quanto il suo castello sta per cadere in mano ai nemici.
La Balia a sua volta lo perderà e qui nascono le incredibili avventure del Guerrin Meschino.
A questo punto della storia ( scritta nel 1473), le anziane donne che lo raccontavano ai bambini piccoli, gli davano sotto di fantasia. Questa stupenda favola che poteva dar sfoggio della creatività di ogni donna che la raccontava ai figlio o ai nipoti, era come un piatto tipico dell'Italia centrale.
Le ricette dell'Italia centrale sono modulabili: in caso di buoni raccolti si riempono di sapori diversi, mentre in caso di raccolti scarsi, si faceva con quello che si aveva, e di solito si aveva molto poco.
Questa leggenda era lo stesso: raccontata più che altro per far addormentare i bambini o intorno al fuoco in inverno mentre si lavorava la maglia, la fiaba del Guerrier meschino si condiva di fate, maghi, scontri armati con altri cavalieri, banditi e chi più ne ha più ne metta, difficilmente si arrivava ad una vera e propria fine della storia, in quanto questa storia durava dei giorni interi.
E sì, erano i tempi in cui ancora non c'era nemmeno la televisione e per far addormentare i bimbi la sera, si raccontavano le favole.
Quello che però ci interessa, è il finale di questa storia.
Il Guerriero venne comprato da un mercante di Costantinopoli, e viene 'regalato' come compagno di giochi del figlio dell'Imperatore.
Qui diventerà un cavaliere ( anche se non riconosciuto come tale) e si innamorerà della figlia del Re.
Amore che é impossibile: lui un semplice servo e lei la futura regina, e quindi il Guerrin Meschino parte e va alla ricerca dei suoi veri genitori.
Dopo varie peripezie, arriva in centro Italia, dove incontra la Sibilla, al quale lui si rivolge per avere una indicazione sui suoi genitori.
La Sibilla lo conduce all'interno della grotta, per fare i vaticini, ma lì cerca di sedurlo, e questo per molti giorni ( la forma della grotta è quella di una grande vagina, simbolo di fertilità e di sesso e i culti romani ne sono la testimonianza)
Il Guerin Meschino non cede, poi alla fine va via e a Roma incontra il Papa.
Il Guerrin Meschino é un favola che parla di un bambino , un principe figlio di Re, il quale viene nascosto dai genitori e dato alla bàlia che lo porti via, in quanto il suo castello sta per cadere in mano ai nemici.
La Balia a sua volta lo perderà e qui nascono le incredibili avventure del Guerrin Meschino.
A questo punto della storia ( scritta nel 1473), le anziane donne che lo raccontavano ai bambini piccoli, gli davano sotto di fantasia. Questa stupenda favola che poteva dar sfoggio della creatività di ogni donna che la raccontava ai figlio o ai nipoti, era come un piatto tipico dell'Italia centrale.
Le ricette dell'Italia centrale sono modulabili: in caso di buoni raccolti si riempono di sapori diversi, mentre in caso di raccolti scarsi, si faceva con quello che si aveva, e di solito si aveva molto poco.
Questa leggenda era lo stesso: raccontata più che altro per far addormentare i bambini o intorno al fuoco in inverno mentre si lavorava la maglia, la fiaba del Guerrier meschino si condiva di fate, maghi, scontri armati con altri cavalieri, banditi e chi più ne ha più ne metta, difficilmente si arrivava ad una vera e propria fine della storia, in quanto questa storia durava dei giorni interi.
E sì, erano i tempi in cui ancora non c'era nemmeno la televisione e per far addormentare i bimbi la sera, si raccontavano le favole.
Quello che però ci interessa, è il finale di questa storia.
Il Guerriero venne comprato da un mercante di Costantinopoli, e viene 'regalato' come compagno di giochi del figlio dell'Imperatore.
Qui diventerà un cavaliere ( anche se non riconosciuto come tale) e si innamorerà della figlia del Re.
Amore che é impossibile: lui un semplice servo e lei la futura regina, e quindi il Guerrin Meschino parte e va alla ricerca dei suoi veri genitori.
Dopo varie peripezie, arriva in centro Italia, dove incontra la Sibilla, al quale lui si rivolge per avere una indicazione sui suoi genitori.
La Sibilla lo conduce all'interno della grotta, per fare i vaticini, ma lì cerca di sedurlo, e questo per molti giorni ( la forma della grotta è quella di una grande vagina, simbolo di fertilità e di sesso e i culti romani ne sono la testimonianza)
Il Guerin Meschino non cede, poi alla fine va via e a Roma incontra il Papa.
Il Guerin Meschino come Ulisse e il Tannhäuser
Molte le analogie del Guerin Meschino con eroi a lui antecedenti, come Ulisse ( che incontra la Maga Circe e lì rimane per molto tempo, tanto da scordarsi pure i propri compagni) il Tannhäuser, il poeta tedesco che la leggenda vuole 'imprigionato da una maga' per un anno nel "Monte di Venere" ( un altro modo per chiamare gli organi genitali femminili) la quale cercò di sedurlo anche lei per un anno.
In questo periodo medievale però, l'intimità tra uomo e donna iniziò ad essere vista come 'peccato' e queste leggende sono lo specchio di quei tempi, che poi molti autori chiamarono 'bui', il medioevo, appunto.
Sibilla Appenninica, Dea Madre, Madonna: le donne-archetipo spirituali
Certo è che la figura di una donna sola, che vive in cima ad un monte innevato per 6 mesi l'anno, con temperature artiche, all'epoca difficilmente raggiungibile solo d'estate se non camminando per giorni per sentieri che passavano in mezzo a boschi popolati da lupi, fa venire in mente non solo 'Sibille', ma anche altri tipi di archetipi spirituali, primo tra tutti quello della Grande madre.
Una donna che racchiude in sé il mistero della vita, della fecondità e che quindi può riuscire anche a vaticinare il futuro, culti, miti e leggende che si perdono nella notte dei tempi e che - perché no - potrebbero essere stati tramandati, modificati, nel tempo.
Sappiamo che l'Italia è abitata dall'uomo praticamente da sempre, e questi misteriosi monti Sibillini hanno una storia affascinante e ancora in larga parte da scrivere.
Fig. 6 e 7, la Grotta della Sibilla, come è stata descritta nel libro "I Monti Sibillini" del 1946; di Cesare Lippi Boncampi che è riuscito ad esplorare questa grotta prima che l'entrata cedesse, come ora ( foto in alto)
Dove si trova la Grotta della Sibilla. La piantina é stata fatta nel 1420 da Antoine de La Sale. |
Source 1 - Source 2 - Tesi di laurea sulla Sibilla Appenninica (Source 2) -
Commenti
Posta un commento